What the future wants ... riflessioni sulla tecnologia digitale


 di Ettore T. (1G)


A fine marzo è stata allestita nella nostra aula informatica una mostra dal titolo "What the future wants". Tutte le classi, visitando questo spazio con la guida di Cinzia e Mimma,  si sono confrontate sulla tecnologia che ci sta intorno.

Siamo partiti facendo un’indagine personale: ci è stata consegnata una scheda e dovevamo fare una X alle varie domande riguardanti il tipo di utilizzo che  facevamo delle tecnologie digitali e del cellulare: 0 se la frequenza è pari

a “mai”, 1 se è pari ad “a volte” e 2 se è pari a “molto spesso/sempre”.

Dopo ci hanno mostrato una scala da 0 a 20 in cui facendo la somma dei risultati che venivano fuori dalla scheda precedente, si scopriva se l’utilizzo che ne facevi della tecnologia era lieve, moderato o “iperconnesso”.

Cinzia ci ha poi portato dall’altra parte della stanza per spiegarci come queste nuove tecnologie, in particolare gli smartphone, catturano la nostra attenzione prendendo il controllo del nostro tempo.

Si sono susseguite altre attività, come per esempio far finta che il nostro telefono sia un nostro amico,  descrivendolo con vari aggettivi e disegnandolo.

Ci è stato spiegato come i dispositivi che ci circondano abbiano i nostri dati personali e biometrici conservati al loro interno e come ogni selfie che ci facciamo e che facciamo agli altri venga analizzato ed ogni volto

che è presente all’interno venga registrato in dei server a noi sconosciuti.

Un’altra attività che ci hanno fatto fare è stata quella di cercare di riconoscere due volti di ragazzi, su quattro, che erano stati creati con l’intelligenza artificiale, poi sempre nello stesso foglio abbiamo fatto un’altra attività

ovvero quella di riconoscere quali tra quattro notizie fossero vere. Negli ultimi tempi infatti, con la diffusione dell’intelligenza artificiale, è sempre più difficile distinguere tra notizie vere e fake news create per ingannarci

e confonderci e questo è un nuovo problema a cui dobbiamo stare molto attenti.

Come ultima spiegazione ci sono state mostrate quattro immagini in cui si vedeva come questi dispositivi sono prodotti, nella prima si vedevano luoghi ricchi di minerali che spesso però sono sotto il suolo di paesi in cui

le persone vivono in estrema povertà, dove le grandi aziende multinazionali acquistano porzioni di terra dove lavorano i minatori, cioè uomini  molto poveri che, per guadagnarsi da mangiare, fanno lavori molto pericolosi

e pagati pochissimo..

Abbiamo visto anche che i telefoni sono prodotti, anche se in piccole quantità, con metalli preziosi e quindi diventano automaticamente non sostenibili. Per estrarre questi minerali non solo vengono sfruttati i minatori,

ma anche devastate le foreste equatoriali e tutto questo continua a succedere anche se, da anni ormai, sappiamo che la produzione di dispositivi tecnologici è altamente insostenibile.

Un altro fattore che ci ha colpito, è che molto spesso questi dispositivi sono smaltiti in maniera illegale perché non rispettano alcune norme di sicurezza, ovviamente sempre con lo sfruttamento delle persone.

Infine, come ultima attività, ci siamo riuniti in gruppi per creare il design di un dispositivo futuristico e soprattutto sostenibile dal punto di vista dei materiali con cui è stato prodotto.

Secondo me questa attività ci è servita molto per capire come noi pensiamo di avere il controllo dei nostri telefoni mentre in realtà è il contrario, ci sono tantissime cose che pensiamo di conoscere bene perché l

e usiamo abitualmente, ma purtroppo i retroscena anche di un banalissimo smartphone spesso sono a noi sconosciuti e anche dannosi.



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